martedì 25 settembre 2012

Vecchi caldi amici

Uno sbuffo di nebbia e di vento nell'ombra,da cui emerge una Barcellona con una punta gotica di qua e un ricciolo barocco di là,ricciolo misterioso che aggancia il colletto della giacca del povero Zeno Cosini che adesso scalcia a vuoto,immobilizzato mentre andava verso la sua ultima sigaretta,sigaretta che ora tiene tutta dolce per sè la signora Maraini,mentre guarda e s'identifica nel fiume che scorre accanto a sè,fiume che scivola e va' dove lo porta il cuore,e il cuore lo porta a Sarajevo,fra bombe amori madri e figli che vengono al mondo,a dispetto di chi non è mai nato ma a cui qualcuno comunque scrive lettere d'odio e d'amore,lettere fatte di parole,parole fatte di sogni che due bambini si divertono a sognare su un ponte inesistente per un regno solo loro,ma una voce di donna li disturba,chiede di essere ascoltata,e Christopher si volta,lentamente,chiedendosi se la donna avrà una macchina rossa o una macchina gialla,che da questo dipenderà la sua buona giornata,a meno che il professor Langdon non si metta ad agitarlo con le sue storie di sette e templari ancora alla riscossa,racconti che solo Sophie dalla sua soffitta di Montmartre resta ancora ad ascoltare con interesse,ragazzina paziente e affamata di sapere...Jo March si tiene a un paio di libri di distanza da lui,il pugno piantato contro la guancia e una ruga di disappunto sulla fronte,che non è questo il modo di scrivere,perbacco!
Intanto un gabbiano ribelle volteggia sulle loro teste,e dal suo volo un profeta ne trae ispirazione,un malinconico contabile ne trae la sua inquietudine,e d'altronde come non essere inquieti accanto a un morto che non è morto,che si è perso si è ritrovato è morto e rinato di nuovo,Mattia Pascal deciditi una buona volta!Che ognuno ha i suoi problemi,come quel giovane medico lì,accanto a te,sbarbatello e quasi ipocondriaco gettato in pasto alle superstizioni di campagna,fortuna che i suoi sogni non sono disturbati dagli ululati provenienti dalla foresta vicina e da quell'ombra sinistra che si allontana nella notte dal castello,che il Conte Dracula non è propriamente un rassicurante vicino di casa,altra storia sarebbe stata se a volargli sopra la testa fosse stata la bellissima indiavolata Margherita,che ogni tanto si lascia accarezzare dalle acque di un nero lago per ascoltare il suono malinconico di mille campane,resuscitate da Quasimodo che trae da esse la sua impercettibile felicità,e Pekisch si trova lì,ai piedi di Notre Dame,a cercare di catturarne le magiche e invisibili note,cosicchè forse Novecento avrà finalmente uno spartito,e magari un nuovo desiderio,che poi gli ruberebbe Bartleboom,per definire scientificamente dove inizia e dove finisce un sogno,e dove finiscono i sogni di bambini come Amir e Hassan?Quanto pesano i sogni in groppa a un aquilone?...


...E' sempre bello riordinare i propri libri.

(to be continued?)

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